7-8 giugno 2025
Il tempo vola e svanisce come un peto
Cari Meepolini,
questo venerdì sera tutto è filato abbastanza liscio e regolare a parte Vasco.
Dopo aver saputo che Bruce Springsteen voleva suonare da noi, ha tentato maldestramente di accedere al Save. Ci aveva provato di giovedì, ma ha trovato chiuso, perché se fai le cose un po’ così, d’istinto, alla “carlona” e sulle ali dell’entusiasmo può succedere. Allora ci ha riprovato venerdì, ma ovviamente gli è stato detto a chiare lettere che questo non è il sistema. Noi non facciamo favoritismi a nessuno, nemmeno a lui che è italiano, niente campanilismi. Siamo molto impegnati e abbiamo delle responsabilità che prendiamo seriamente e non possiamo all’ultimo momento stravolgere tutto per lui.
Qui salviamo Meeple!
E questi proprio non riescono a capirlo.
Nonostante ciò, si è comunque presentato con tutta la banda e quindi si è resa necessaria una ferma risposta cacciandoli in malo modo con lancio degli strumenti per strada. Il soggetto però è di quelli permalosi, non capisce a pieno l’essenza della fiorentinità (campanilismo ristretto), e per rappresaglia ha attraversato la passerella dell’Isolotto e, pensate un po', s’è messo a suonare e cantare “diladdarno”, nel primo prato libero che ha trovato, creandoci non pochi problemi di parcheggio e facendo un sufficiente chiasso da renderci difficile la concentrazione nel gioco.
Muah! questi cantanti pop-rock si montano la testa con un non-nulla, pensano di poter andare ed entrare ovunque!
A parte questa brutta parentesi, tutto si è svolto come da copione: apertura Save, allestimento tavoli/sedie, caffeino, chiacchieratina, giochi, sconfitte plurime, schiacciata, ecc. ecc. In merito alla schiacciata vi informo che abbiamo finalmente sconfitto il malvagio fornaio bianco e adesso ne abbiamo uno che è tutto “pane, amore e fantasia” o meglio: olio, schiacciata, olio, pane, olio, pizza tonda, olio, pizza in teglia (“bona perdio!”), olio, olio, olio… Ecco sull’olio la situazione non è cambiata ed è sempre molto scivolosa, ma lui è veramente un bonaccione alla mano.
Una vera boccata d’ossigeno. Si potrebbe dire che s’è rivoltata la frittata anzi la schiacciata!
Vorrei però, questa volta, spostarmi dal venerdì al sabato seguente precisando fin da subito che ogni riferimento a persone esistenti e/o a fatti realmente accaduti è puramente casuale…
Dunque, nel nostro sabato del villaggio la donzelletta non veniva dalla campagna “in sul calar del sole col suo fascio d’erba”, ma invece arrivava un’allegra brigata di instancabili meepolini in maglia viola, “in sul permaner del sole all’apice d’un caldo boia”, alla Biblioteca “Ernesto Ragionieri” di Sesto Fiorentino (ex stabilimento Ginori) per l’annuale evento “Notte Bianca”: la nostra "Ok Corral".

Orfani del Presidente, richiamato al Sud in quello che ci ha riportato quasi essere un fronte di guerra di fuochi d’artificio, il manipolo di fedelissimi, alla spicciolata, ha dato supporto ad alcune delle attività ludiche previste:
- assistenza, spiegazione e gioco ai tavoli (nella speranza di farci scappare qualche partita)
- Escape-Room bambini
- Escape-Room per “grandiglioni”
- Murder Party:

Con una organizzazione al limite del maniacale e una divisione compiti da far paura alla CIA (non quella americana, ma la CIA - Agricoltori Italiani…) i nostri eroi hanno saputo dare il meglio di sé. Insomma alla “cazzo-mannaggia” con check list di controllo attrezzatture perdute, diagrammi di movimento e di flusso non aggiornati, time-sheet con turni a caso e walkie talkie fantasma (li avevamo, guarda caso, dimenticati ma facevamo finta di averli perché faceva “figo”) abbiamo sicuramente capito che siamo perfetti nel tappare le falle tenendo alto comunque il nome dell’Associazione.
Arrivo alle 15 e dopo un’ora e mezza di spostamento mobili, librerie e allestimento Escape Room bambini, alle 16.30 bussa alla porta la nostra valletta, fornitaci dalla struttura, che ci vomita dentro, come a volersene liberare, una prima tornata di minorenni già sudati fradici, con occhi pallati e che ci guardavano come fossimo il pasto inerme di belve affamate… Dopo doveroso saluto alle giovani mamme, che con occhi languidi e apprensivi abbandonavano i loro figli all’ignoto, chiusa la porta e messo il finto lucchetto “plasticoso” alla maniglia, iniziamo preoccupati, ma con enfasi e sentimento, la brevissima spiegazione del gioco e dell’ambientazione:
bambino: “Posso girare e leggere la carta numero 1?” (questo appena chiusa la porta)
meepolino: “Abbi pazienza “bambino”… prima devi ascoltare le regole, giusto un minuto e poi ti diamo il via.”
Come aver parlato al muro dopo dieci secondi:
bambino: “Adesso posso girare la carta n. 1?”
meepolino: “Un attimo! che c’è da trovare il cronometrista che tenga conto del tempo. Chi lo vuol fare?”
Occhi attoniti della platea sudaticcia e dopo qualche istante esce dal fondo del gruppo il più piccolo e il più improbabile cronometrista. A mio parere non si integrava bene con le altre furie impetuose e avrà pensato: “almeno faccio qualcosa”.
bambino: “Mi fai girare la carta numero 1 adesso?”
Irriducibile!
A lui, anima German, dell’ambientazione proprio non importava.
meepolino: “Pronti… Via! e gira ‘sta carta ora invece che stare fermo…”
Insomma, per tre volte e per tre sessioni abbiamo tenuto a bada i giovani leoni e leonesse correndo come pazzi in qua e in là, urlando regole poi disattese e in un unico caso alzato il tono della voce pentendocene amaramente subito… se qualcuno avesse iniziato a piangere… quella porta col lucchetto finto con la valletta davanti non avrebbe arginato le giovani e tenere mamme e il successivo strazio dei nostri corpi:
“Non spostate la carte!”
“Non accartocciate le carteee!!”
“Non strappate le carteeeeeee!!!”
“Non entrate nelle finte stanze ancora bloccate!”
“Cronometrista! che fai laggiù in piedi fermo come un minareto col braccio ritto? devi giocare anche tu con i tuoi compagni. Forza!”
Figaro qua, figaro là, figaro su, figaro giù, qua la parrucca presto la barba…ahimè che folla uno alla volta, uno alla volta per carità per caritàààààà.
Ma cari meepolini il top lo abbiamo raggiunto con un gruppetto di bambini, non ricordo quale, il terzo forse, che ci ha fornito una sfida ben più imponente: uno dei giovani partecipanti ha pensato bene di deliziarci petando silenziosamente (e ripetutamente presumo). E lo ha fatto subito, a tradimento, senza ritegno al momento del “Pronti? Via!”. Sai com’è l’emozione del gioco, la novità del mistero da svelare, il gruppo di amici… capibile a quell’età, anche alla mia oserei dire, ma io applico sempre autocontrollo, “quasi” sempre… Sicuramente possiamo comunque affermare che la tematica è calzante, aderente e “sentita”, senza alcun dubbio siamo in una Escape-Room e i suddetti peti a loro volta hanno trovato la via di fuga dalla loro labirintica Escape-Room intestinale:
“Oh potere dell’imberbe minorenne giocatore American… l’innata capacità di permeare d’ambientazione ogni cosa è già in te! lo sgancio di bombe fu per noi vera ecatombe”.
In un attimo siamo stati come teletrasportati nella Hiroshima/Nagasaki delle fosse biologiche esattamente al momento dello sgancio… della bomba. I sensi hanno reso vera e reale l’idea dell’esplosione in uno spazio chiuso: vista abbagliata, fischio nelle orecchie, olfatto irrecuperabilmente compromesso, polmoni compressi e bronchi chiusi. Tempo dieci secondi e l’esperienza sensoriale ha cancellato la realtà.
Siamo passati da una Escape Room per bambini a un Survival Horror per adulti. L’abile regista ci ha fatto percepire con minimo sforzo e scarso impiego di mezzi tutto in un istante: la suspence, il terrore, la paura, l’ansia, il senso claustrofobico. La reazione immediata di sopravvivenza: fuggire! Spostarsi il più rapidamente possibile dalla zona “calda”, in qualsiasi direzione, alla cieca, anche gettandosi a terra (forse va in alto e in basso c’è aria buona). Ma nulla sortisce l’effetto voluto… a nessuna distanza o altezza.
C’è spazio solo per il panico!
Tutto era vano, l’aria pesante ammantava gli sventurati come un cappotto caldo, tutto sembrava seguire ogni nostro movimento, ogni nostro agire, come un fedele compagno di viaggio. La prigione di puzzo ha presto fatto sentire la mancanza di ossigeno dovuta all’apnea forzata.
La ricerca di aria pura è diventata impellente, ansiogena, vitale. “Finestra!” una voce baritonale grida fortissima da dentro le viscere… forse quel famoso istinto primordiale di sopravvivenza oramai sopito nell’essere umano stavolta s’è dovuto svegliare? E ci credo!
Giunto, non so come, a uno dei finestroni della stanza e spalancatene le enormi ante (giuro non sembravano grandi abbastanza) abbiamo finalmente respirato a polmoni pieni, quasi a sfondarli, aria pura!
E abbiamo pianto…
Pianto come neonati appena venuti alla luce dopo un travaglio insostenibilmente lungo e doloroso, sculacciati selvaggiamente da un’ostetrica vendicativa. Adesso che il destino mi ha dato una seconda opportunità non la sprecherò. Giuro!
Immortalerei così l’accaduto:
Pareva sovrano
Al controllo dell’ano
Ma enigmi, indizi, emozioni
Sbloccano freni ed inibizioni
Fermezza e controllo
Subiscono un crollo
Fiducia è tradita
Cercando l’uscita
Così l’intestino
Fa grande bottino
Oh!
Soffre l’Ernesto
Per quell’atto funesto
E pure il Ginori
Per via degli odori
Rimane basito
Per tutto quel sito
Ridotti agli stenti
Siam proprio contenti
Di restituire il minore
Al suo genitore.
Ma la nostra serata per fortuna non è certo finita in un peto altrimenti la Notte invece che bianca sarebbe stata di altro colore.
Parafrasando una certa pubblicità di un certo integratore:
I Meepolini volontari sono tosti. Così tosti che, quando sopravvivono ad una Escape-Room per bambini, poi ne approntano una più grande per adulti. Così tosti che, per quanto amino e cerchino ogni minuto di giocare da tavolo, sono capaci di abbandonare a metà l’unica partita iniziata della giornata per presidiare l’Escape-Room dei grandi. Perché le sfide della Notte sono toste.

Allestita in stanzone ai piani superiori della Biblioteca, a circa 800 mila gradi di temperatura, si presenta come un labirinto di librerie ai lati e nel centro della stanza. Per fortuna i due dei nostri baldi giovani l’avevano già approntata:

Mentre giravo tranquillo in perlustrazione di controllo tra una libreria e l’altra nel labirinto, senza vedere ma col solo udire:
MeepolinO: “Occhio che gocciola…”
MeepolinA: “Attento… ecco lo sapevo! ora s’è sporcato tutto… ma che cavolo!”
MeepolinO: “E che c’entro scusa. Io te l’ho dato e tu l’hai messo dentro!”
Ora… un “brividazzo” sulla schiena lì per lì m’è passato, il mio incedere s’è fatto insicuro, è comparsa una certa sudorazione fredda… e mi sono arrestato. Subito mi faccio silenzio e ombra. Con movimento felpato ho messo schiena all’armadio e con gesto atletico allungato, sporgendomi, collo e testa pronto al peggio e… per fortuna tutto bene era solo la borraccia del the freddo di MeeepolinO e MeepolinA che perdeva!
Altrimenti la Notte invece che bianca sarebbe stata di altro colore.
Penserete voi: “Ma l’Escape-Room degli adulti, da gestire, sarà sicuramente una passeggiata di salute rispetto alla precedente.” Penserete… voi.
Noi invece lo speravamo ardentemente. Ma sapete bene che chi visse sperando… non finì giubilando!
In sequenza breve:
- hanno scritto appunti e ipotesi risolutive su ogni accessorio di gioco, carta, foglio, ecc. costringendoci poi a cancellare freneticamente tutte le scritte cercando di non rompere niente per non inficiare la sessione successiva… Veloci con delicatezza.
- Alla richiesta di aiuto dei partecipanti abbiamo risposto di osare un poco più di forza su un determinato oggetto e questo è stato inteso come “ok spacchiamo tutto” costringendoci poi a incollaggi di fortuna… Tappiamo le falle del folle con stile geniale! che altro vorresti fare… (qualche idea però ce l’avrei su come trattare il folle).
Ma la cosa pazzesca è che, analogamente ai bambini, si sono ben guardati di avvertirci, alla fine, dei “malestri” compiuti.
Eeeeeh… benedetta gioventù e benedetta “semi-gioventù” anche.
Ordunque giunti al termine in tutto questo turbinare di eventi, il passare da una stanza all’altra volteggiando tra peti e bestemmie un pensiero mi assale… (“champagne o caviale” diceva un mio vecchio Prof.): avete presente la scena finale del film Man in Black (il primo)?
In un secondo, attraverso l’effetto zoom-out, il regista ci mostra un’auto, un quartiere, New York, l’America, il Pianeta Terra, l’Universo, la Galassia. Ed è tutto racchiuso dentro una biglia, biglia con cui gioca la mano gigante di un extraterrestre. Tutto questo non avviene nello stesso istante, ma è l’istante stesso.
E mi dico: chissà! Magari anche la nostra vita è un susseguirsi di escape una dietro l’altra oppure essa stessa lo è.
Noi siamo i meeples all’interno di un gioco di qualche altro essere strano e gigante.
Se così fosse godiamocela questa “escape” che passa e non torna più.
Gli enigmi che ci si parano davanti, siano essi complicatissimi da provocarci frustrazione o disperazione o facili, brillanti e divertenti, non temiamoli, ma risolviamoli perché altrimenti prima o poi ce li risolverà comunque qualcun altro dato che il tempo di permanenza nella “stanza” è limitato… e scorre… e corre.
Il passaggio da gioventù a semi-gioventù e poi alla vecchiaia è rapido, più di quel che si pensi e quando te ne accorgi è già troppo tardi.
Verrebbe da dire che il tempo vola e svanisce come un peto, salvo che non sia come quello del nostro giovane eroe, perché in tal caso avremmo risolto il problema dell’immortalità!
Siamo in bilico sul tempo purtroppo.

Quindi, cari meepolini, nel risolvere gli enigmi della vita prendiamoci il giusto spazio e il giusto tempo di cui ciascuno di noi ha bisogno, senza ansie. Non forziamo quando le cose non vanno e soprattutto non distruggiamo, non rompiamo (le scatole degli altri).
Alle volte potrebbe essere buona l’idea di cambiare o aggiungere della prospettiva (come diceva il personaggio Ego nel film “Ratatouille”) con un pizzico di gioco. Non rendiamo viziata l’aria degli e agli altri, aggiungiamoci invece, con quest’ultimi, un QB di cooperazione e condivisione, perché potrebbero inaspettatamente stupirci aiutandoci a venir fuori da situazioni apparentemente senza via d’uscita.
“Se tu guarderai a lungo in un abisso, anche l’abisso vorrà guardare dentro di te.”
(Nietzsche)

Noi l’abisso lo guardiamo dritto negli occhi senza paura e ci giochiamo insieme tutti i venerdì sera fino a tardi, tornando poi a casa a dormire soddisfatti sia dell’aver vinto che dell’aver perso.
E voi?
Alla prossima!